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SACRALITÀ DEL VIVERE

Davanti a queste opere di Lucio Maria Morra
mi viene in mente un testo di un pensatore francese che dice così:

"Ciò che muore oggi non è la nozione di uomo,
ma una nozione insulare dell’uomo, isolato dalla natura e dalla propria natura.
Ciò che deve morire è l’auto-idolatria dell’uomo,
che si ammira nell’immagine convenzionale della propria razionalità.
La campana suona a morto per un’antropologia che non ha avuto
il senso della complessità, mentre il suo oggetto è il più complesso di tutti...
La campana suona a morto per una teoria chiusa,
frammentaria e semplicistica dell’uomo.
"
(Edgar Morin)


Con queste parole l’autore ci dice che siamo ad una svolta epocale
della nostra civiltà: cambia il paradigma del nostro stare al mondo.
Non si tratta solo di fare qualche aggiustamento, ma di cambiare il paradigma.
è al capolinea la cultura semplicistica che ha ridotto l’uomo a razionalità,
a individuo, a efficienza.
è al capolinea la nozione di uomo che lo riduce a macchina,
a dominatore della natura.
è al capolinea l’immagine di uomo pensato a prescindere
dalle sue relazioni con le cose, con il tempo, con l’universo.

Abbiamo bisogno di creare un nuovo modo di stare al mondo.
Vanno in questa direzione le tante proposte di meditazione,
di cura del creato, di medicina alternativa, di cura dell’interiorità...
Sono sentieri alla ricerca di un nuovo paradigma.
In generale va in questa direzione la rinascita della spiritualità
come antidoto alla riduzione razionalista e tecnocratica.
Va in questa direzione la riflessione di molti filosofi e teologi.

Vanno in questa direzione le opere di Lucio Maria Morra.
Aprono squarci. Le guardi e si aprono mondi.
Non descrivono, evocano.
Ti invitano a lasciar venir fuori il desiderio che ti abita,
a farlo diventare relazione con il tutto, con il mistero, con l’oltre.
Piano piano ti fanno sentire parte del tutto, che appare e che sfugge,
immerso nell’infinito che ti accoglie,
piccolo e immenso come ogni uomo deve essere.
Sono opere da guardare in punta di piedi.
Non si tratta di imprigionarle in un concetto, ma di lasciarle parlare.
Sono il tutto che si rivela nel vetrino di un microscopio
e il tutto che esplode in una galassia.
Perché sono il mistero che sta in ogni cosa.
Una meravigliosa esperienza di come si può stare al mondo:
in punta di piedi, avvolti e abitati, superati.
Dunque perennemente in ricerca, perennemente grati. In ricerca perché grati.
Mai arrivati e mai padroni. Accolti e superati nello stesso istante.
Una bella esperienza della sacralità del vivere.

Derio Olivero




















derio olivero



24-11-2015
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